"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva
dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra;
spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
Gli Articoli di Aldo:
ENRICO VISANI RICORDA IL SUO AMICO UMBERTO ECO (2016-02-22)
Tutte le persone di buona volontà sentiranno la mancanza di Umberto Eco.
La notizia della sua morte, giunta stamani, mi ha fatto tornare alla mente i miei incontri con l’amico Enrico Visani, straordinario pittore astrattista nativo di Marradi e che oggi vive a Bologna. Incontri nel corso dei quali mi aveva raccontato più di una volta della sua amicizia con Eco. Amicizia non strettissima, tiene ancora oggi a precisare con una nota di modestia.
Nel libro scritto con Tebaldo Lorini Incontri di Enrico Visani con i Grandi Maestri del Novecento (Polistampa 2007), Enrico raccontò della presentazione in prima nazionale, nell’Aula Magna dell’Università di Bologna, del suo primo romanzo Il nome della Rosa. L’aveva invitato Giorgio Celli, entomologo a sua volta scrittore e anch’egli uomo di cultura sterminata. “Certamente la cosa mi rendeva entusiasta” scrisse, “ma non pensavo di finire al tavolo assieme a Celli, Teodoros [Jannidis, altro amico comune, greco] ed Eco. Invece così avvenne. Già altre volte avevo incontrato e parlato con Umberto Eco, ma trovarmi a fianco in una presentazione così importante fu per me un sogno. Giungemmo, io, Celli e Teodoros fra un accalcarsi di persone. L’Aula Magna dell’Università di Bologna era gremita di gente, molti giovani si erano attaccati alle ringhiere delle enormi finestre per essere presenti, mentre io stavo comodamente assieme ai due relatori. (…) Dopo la presentazione, Umberto Eco mi regalò il volume con una fugace dedica e mi invitò assieme a Celli e Teodoros a cena, cosa che accettai di buon grado”.
C’è però un particolare che non è riportato nel libro, ma che Enrico mi ha raccontato. Durante la cena, Giorgio Celli si divertì a esprimere il concetto: “Certo che il Nome della Rosa è un gran mattone! E Bompiani ne ha pure tirate 30.000 copie!”. Ed Eco, che reputava Celli “la persona più intelligente di tutta Bologna”, si mise a ridere. Al 2011, il romanzo aveva venduto oltre 30 milioni di copie, di cui 6 milioni e mezzo solo in Italia, ed era stato tradotto in 47 lingue. Eppure Eco aveva affermato più volte, in tempi recenti, trattarsi del suo romanzo meno riuscito. Chissà se si ricordava della chiosa di Celli!
Visani mi ha poi raccontato che, poco tempo dopo, era stato invitato a recarsi, sempre con l’amico greco Jannidis, per 15 giorni sul Monte Athos in Grecia, in compagnia di Eco. Purtroppo si era già impegnato, per quel periodo, con la Regione Emilia Romagna per una mostra in Argentina. Uno dei suoi rimpianti, oltre a quello di non avere una foto con Umberto Eco.
“Sempre all’inizio degli anni 80” aggiunge Enrico “andavamo spesso a pranzo con Eco alla Pizzeria del Corso, a Bologna. Lui, naturalmente, teneva banco. E io non potevo far altro che stare ad ascoltare”. Qualcuno di noi avrebbe fatto altrimenti?
Paolo Marini
Foto
L’artista Enrico Visani, nativo di Marradi, abitante a Bologna.
ENRICO VISANI RICORDA IL SUO AMICO UMBERTO ECO (2016-02-22)
Tutte le persone di buona volontà sentiranno la mancanza di Umberto Eco.
La notizia della sua morte, giunta stamani, mi ha fatto tornare alla mente i miei incontri con l’amico Enrico Visani, straordinario pittore astrattista nativo di Marradi e che oggi vive a Bologna. Incontri nel corso dei quali mi aveva raccontato più di una volta della sua amicizia con Eco. Amicizia non strettissima, tiene ancora oggi a precisare con una nota di modestia.
Nel libro scritto con Tebaldo Lorini Incontri di Enrico Visani con i Grandi Maestri del Novecento (Polistampa 2007), Enrico raccontò della presentazione in prima nazionale, nell’Aula Magna dell’Università di Bologna, del suo primo romanzo Il nome della Rosa. L’aveva invitato Giorgio Celli, entomologo a sua volta scrittore e anch’egli uomo di cultura sterminata. “Certamente la cosa mi rendeva entusiasta” scrisse, “ma non pensavo di finire al tavolo assieme a Celli, Teodoros [Jannidis, altro amico comune, greco] ed Eco. Invece così avvenne. Già altre volte avevo incontrato e parlato con Umberto Eco, ma trovarmi a fianco in una presentazione così importante fu per me un sogno. Giungemmo, io, Celli e Teodoros fra un accalcarsi di persone. L’Aula Magna dell’Università di Bologna era gremita di gente, molti giovani si erano attaccati alle ringhiere delle enormi finestre per essere presenti, mentre io stavo comodamente assieme ai due relatori. (…) Dopo la presentazione, Umberto Eco mi regalò il volume con una fugace dedica e mi invitò assieme a Celli e Teodoros a cena, cosa che accettai di buon grado”.
C’è però un particolare che non è riportato nel libro, ma che Enrico mi ha raccontato. Durante la cena, Giorgio Celli si divertì a esprimere il concetto: “Certo che il Nome della Rosa è un gran mattone! E Bompiani ne ha pure tirate 30.000 copie!”. Ed Eco, che reputava Celli “la persona più intelligente di tutta Bologna”, si mise a ridere. Al 2011, il romanzo aveva venduto oltre 30 milioni di copie, di cui 6 milioni e mezzo solo in Italia, ed era stato tradotto in 47 lingue. Eppure Eco aveva affermato più volte, in tempi recenti, trattarsi del suo romanzo meno riuscito. Chissà se si ricordava della chiosa di Celli!
Visani mi ha poi raccontato che, poco tempo dopo, era stato invitato a recarsi, sempre con l’amico greco Jannidis, per 15 giorni sul Monte Athos in Grecia, in compagnia di Eco. Purtroppo si era già impegnato, per quel periodo, con la Regione Emilia Romagna per una mostra in Argentina. Uno dei suoi rimpianti, oltre a quello di non avere una foto con Umberto Eco.
“Sempre all’inizio degli anni 80” aggiunge Enrico “andavamo spesso a pranzo con Eco alla Pizzeria del Corso, a Bologna. Lui, naturalmente, teneva banco. E io non potevo far altro che stare ad ascoltare”. Qualcuno di noi avrebbe fatto altrimenti?
Paolo Marini
Foto
L’artista Enrico Visani, nativo di Marradi, abitante a Bologna.