"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra; spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
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UNA GRANDE E PREZIOSA PAGINA CULTURALE PER BORGO SAN LORENZO – RIAPRE (2019-03-25)



La “cittadella”, era così denominata da generazioni e generazioni di borghigiani, fin dal 1516 anno della sua costruzione, l’antico rinascimentale Monastero Domenicano di Santa Caterina, innalzato a lato alla romanica Pieve di San Lorenzo, attiguo alle mura trecentesche, prettamente e rigorosamente di clausura, voluto dall’allora Pievano Damiano Manti da Imola, il quale unitamente a tre fanciulle del Borgo che volevano vestire l’abito domenicano di Santa Caterina chiesero ed ottennero di essere ricevute a Cafaggiolo di Papa Leone X° ( Giovanni de Medici – figlio di Lorenzo il Magnifico, Pontefice dal 1513 al 1521), per erigere un Monastero alla Santa dedicato. La storia è bellissima, copiosissima (basti leggere i libri storici del Brocchi (1748), del Chini ( 1876), del Niccolai (1914) e non per ultimo il libro “Il Monastero di Santa Caterina a Borgo San Lorenzo nel Mugello” (1998 – vari autori), scritto in occasione del quinto centenario (1498-1998), della morte di fra Girolamo Savonarola, oltre al libro di A. Giovannini e G. Panchetti “La storia millenaria della Pieve di San Lorenzo (1999) ed altre pubblicazioni minori, per comprendere di quale straordinaria importanza ha avuto la “cittadella” (così chiamata poiché per secoli sono state oltre cento le suore di clausura), nel “cuore” del castello borghigiano, un piccolo paese nel paese, uno scrigno di fede, arte, cultura, che ha vissuto e convissuto per cinquecento anni. Quante generazioni di borghigiani passando per la salitina delle monachine – e quel tratto di strada non poteva non chiamarsi differentemente - o per l’antica via di San Martino, per l’altrettanto antica via di Malacoda e piazza del Mercatale, quanti borghigiani dicevamo, avranno dato uno sguardo in quelle alte mura per captare e per sbirciare, quel che avveniva in luogo santo e benedetto: preghiere (tante), lavoro, (molto), come quello di far ricucire, riparare, accomodare il vestiario che veniva posato all’interno della famosa “ruota”, per ritirare i biscotti, i leggendari “scaracchi” delle monache per Pasqua, non dimenticandosi che l’orto è stato la loro sussistenza. Ci sarebbe ancora tanto da scrivere (nel 1944 benchè ancor stretta clausura vennero portati di nascosto alcuni partigiani feriti e una famiglia di ebrei – ma di queste cose molti se ne sono dimenticati), poiché avremo tempo e modo di riparlarne ancora. Scriviamo solamente ricordando (anche se la notizia già trapelata e tanti parlano di questo evento storico), che unitamente ad altri amici, siamo stati gentilmente invitati all’interno del Monastero per rendersi conto dalla viva voce degli addetti, quello che sarà il futuro del cinquecentesco Monastero, mentre all’interno era già in atto un vivace movimento di funzionari, dirigenti, tecnici e variegato personale. Conoscevamo l’interno ma solamente la splendida Sala Capitolare e il Cenacolo per due eventi musicali di alcuni anni orsono, ma quando siamo entrati nei luoghi che erano severamente vietati, abbiamo visto con i nostri occhi la vetustà, la bellezza, la semplicità, l’austerità, di un luogo sacro ma che è stato parte integrante della storia di un castello prima, di un paese dopo e nel terzo millennio di una attuale piccola cittadina moderna. Quando ci verrà consegnato il programma definitivo (il Consiglio d’Amministrazione con tutte le cariche istituzionali, sarà ufficializzato dagli Enti preposti il prossimo 19 marzo 2019), sarà nostra premura pubblicarlo, anche perché, presumibilmente, una prima apertura conoscitiva si dovrebbe svolgere sempre nel mese di marzo.

Foto
Panoramica del cinquecentesco Monastero domenicano di Santa Caterina a Borgo San Lorenzo