J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
Un grande gesto quello del professore Alfonso Stefanelli, insegnante in pensione e presidente regionale dell'Associazione Italiana Ciechi di Guerra, che ha donato al suo paese d'origine l'effige in ricordo dei suoi compaesani brutalmente scomparsi, i quali, dopo settant'anni, non avevano avuto ancora una giusta commemorazione.
Un debito morale che il professore Stefanelli, invalido di guerra, non poteva fare a meno di saldare: domenica scorsa nella splendida cornice del Santuario della Serra di Ripoli è stata scoperta la lapide commemorativa alla presenza del parroco di Ripoli don Marco Baroncini, del maresciallo dei carabinieri di San Benedetto Val di Sambro Mirko Rugi, dei famigliari delle vittime e del sindaco di San Benedetto Val di Sambro Alessandro Santoni, che ha detto: "Ringrazio profondamente Alfonso Stefanelli che, con questo grande gesto, si è impegnato a mantenere viva la memoria di coloro che hanno sacrificato la vita per difendere il proprio paese.
La nostra responsabilità - ha aggiunto - è quella di non dimenticare questo sacrificio, come quello di moltissime altre vittime innocenti, che hanno dato la vita per regalare un futuro di democrazia ai loro figli.
NOI OGGI abbiamo il dovere di trasmettere il ricordo di ciò che è stato alle nuove generazioni, perché è l'unico modo che abbiamo per comprendere coloro che, precedendoci, con le loro azioni ed il loro coraggio ci hanno consegnato il paese e la pace in cui oggi viviamo".
DODICI UOMINI, dodici storie diverse: chi vittima del conflitto durante l'esercizio militare, chi in seguito ad un rastrellamento tedesco o chi, come nel caso di Stefanelli, vittima dell'esplosione di un ordigno bellico.
Dodici vite spezzate dalla brutalità della guerra, che hanno finalmente ritrovato l'affetto della loro comunità. "Fino a quando ricorderemo i nostri caduti di guerra, rimarrà vivo il legame fra passato e presente, essenziale per la costruzione di un futuro di pace -ha aggiunto Alfonso Stefanelli-. Questa è una giornata-simbolo per continuare a credere che la memoria è l'unica arma possibile contro l'oblio".
Articolo adattato dalla Fondazione Ezio Galiano, su progetto dell'ingegner Guido Ruggeri, per consentirne la lettura ai disabili visivi.
DI GIADA PAGANI - SAN BENEDETTO VAL DI SAMBRO - DOMANI sarà scoperta una lapide per ricordare dodici abitanti di Ripoli, nel comune di San Benedetto Val di Sambro, vittime della ferocia della seconda guerra mondiale.
E' l'encomiabile gesto del professore Alfonso Stefanelli, nato nel piccolo capoluogo montano nel 1934, insegnante in pensione e presidente regionale dell'Associazione italiana ciechi di guerra, che ha donato, insieme ai suoi famigliari, la scultura al paese.
I suoi compaesani brutalmente scomparsi, dopo settant'anni, non avevano ancora avuto una giusta commemorazione.
E' UN DEBITO morale che il professore Stefanelli, invalido di guerra, non poteva fare a meno di saldare.
Domani alle 11 nella splendida cornice del Santuario della Serra di Ripoli verrà - come si diceva - scoperta la lapide commemorativa alla presenza del sindaco di San Benedetto Val di Sambro Alessandro Santoni, del parroco di Ripoli don Marco Baroncini, del maresciallo dei carabinieri di San Benedetto Val di Sambro Mirko Rugi e dei famigliari delle vittime.
RIPOLI, paese noto alle cronache per la grande frana che dal 2010 sta causando grossi danni al territorio montano in seguito ai lavori della variante di valico, per un giorno dimenticherà preoccupazioni e disagi attuali per ricordare quei dodici eroi di guerra scomparsi, molti di loro giovanissimi all'epoca del conflitto.
Dodici uomini, dodici storie, ognuna diversa dalle altre: chi vittima del conflitto durante l'esercizio militare, chi in seguito a un rastrellamento tedesco o chi, come nel caso di Stefanelli, vittima dell'esplosione di un ordigno bellico.
DODICI vite spezzate dalla brutalità della guerra, che da domani finalmente potranno ritrovare l'affetto di un'intera comunità, facendo del 7 settembre una data storica per le zone montane: un simbolo per continuare a credere che la memoria sia l'unica arma contro l'oblio. "IL NOSTRO –spiega Alfonso Stefanelli- è un gesto di riconoscenza verso chi sacrificò il dono più prezioso che ha ricevuto l'uomo: la vita.
Queste vittime ci chiedono soltanto un affettuoso ricordo e l'impegno a lavorare per seminare il seme dell'amicizia affinché trionfino sempre i valori della solidarietà e della pace.
Fino a quando ricorderemo i nostri caduti di guerra, rimarrà viva la memoria storica, essenziale per la costruzione di un futuro di pace".
Articolo adattato dalla Fondazione Ezio Galiano, su progetto dell'ingegner Guido Ruggeri, per consentirne la lettura ai disabili visivi.
Lettera: Assolto un vecchio debito morale
Lettera: Lettera Lapide Ripoli