"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva
dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra;
spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
Storia sull'Appennino Tosco - Emiliano.
Scritti di Claudio Evangelisti
Titolo: LINEA GOTICA 1944 SECONDA PARTE (2012-12-23)
APPENNINO 1944
SECONDA PARTE
IL SOLDATO BURZI,UN MONTANARO DECORATO DAGLI U.S.A.
Il film sulla straordinaria vita di Virgilio Burzi prosegue con la sua testimonianza all’indomani della liberazione di Bologna: Da Bologna il reggimento proseguì in direzione di Milano dove vi furono altri combattimenti contro le retroguardie tedesche a Reggio Emilia e a Parma, giunti a Vercelli arrivò la notizia che la guerra era finita! La 34° divisione americana venne così schierata a Colle di Tenda poiché i Gollisti volevano annettersi parte del territorio italiano ma la controversia venne risolta e quindi furono spostati a Berlino. Nella capitale del Reich invasa dai Russi chi andava in libera uscita era obbligato ad uscire con almeno tre commilitoni disarmati:Ma io non mi fidavo -continua Burzi- e mi presi dietro la pistola. Una sera ero insieme ad un sergente e sulla strada c’era un russo ubriaco fradicio che sparava raffiche a tutti quelli che passavano, il sergente mi prese la pistola per difendersi e sparò al russo uccidendolo. Poi per evitare il processo internazionale e la galera fummo trasferiti alla 85°divisione di stanza in Austria e quando il mio reggimento si spostò a Tarvisio tornai in forza alla 34° divisione. Sulla linea di confine con la Jugoslavia gli americani avevano il compito di difendere il territorio di Trieste dalle mire dei partigiani di Tito. Gli americani pagarono cara quell’esperienza poichè più di una volta furono vittime degli agguati dei comunisti titini: Capitava molto spesso che gli slavi tendessero imboscate ai portaordini in motocicletta e alla pattuglie sulle jeep tirando un’invisibile filo di ferro sulla strada all’altezza della gola, perciò molti americani vennero tragicamente uccisi o feriti in questo modo. Burzi rimase in forza all’esercito americano per 6 anni fino al 1949 e quando era già stato promosso Sergente Maggiore fece l’errore di congedarsi. Avrebbe potuto godere di molti privilegi, era stato decorato per l’ottima condotta riportata sui campi di battaglia e aveva diritto alla cittadinanza americana, ma per effetto del tanto denaro che era riuscito ad inviare a casa, il padre Gino Burzi di ritorno dai lavoro forzati in Germania, era riuscito ad avviare un’importante commercio di legname e carbone a Bologna:I 110 dollari di paga li convertivo alla borsa nera con 7000 lire italiane che all’epoca erano una cifra enorme e a me che avevo vitto e alloggio già pagato, bastava rivendere le stecche di sigarette che l’esercito mi regalava per avere quel che mi bastava. Mio padre mi disse che aveva bisogno di me per ampliare l’azienda e mi allettò dicendomi che c’era un’Alfa nuova fiammante che mi aspettava nel garage dell’appartamento di via Rialto a Bologna. Per l’ex Sergente Maggiore degli U.S.A. i primi tempi a Bologna furono splendidi, i Burzi possedevano un grande magazzino vicino al Tribunale con due autocarri Isotta Fraschini per la consegna del legname e inoltre godevano della bella vista su piazza Galvani dal loro ufficio sopra il Pavaglione. Ma da qui in poi il racconto assume i contorni di una fiction televisiva; ecco come Burzi ne racconta l'inizio:Un bel giorno capitò in ufficio una bella signora che non avevo mai visto, disse che era stata l’amante di mio padre e sventolandomi un mazzo di cambiali in bianco firmate da mio padre mi comunicò che suo zio era un avvocato e tutto quello che era nostro era già passato nelle loro mani. Mi precipitai a prendere il mio “Alfone” ma anche quello era già stato confiscato, visto che era intestato alla ditta…. Come si può immaginare i rapporti con il padre che nel frattempo si era trasferito a Prato non furono dei più cordiali e per fortuna che l’amareggiato Virgilio trovò da lavorare come commesso presso un’azienda concorrente. Destino volle che un’amico di Burzi venne a riferirgli che un’importante multinazionale francese aveva bisogno di una persona che parlasse bene l’inglese. L’azienda in questione era l’Aspro quella famosa aspirina resa celebre dai Carosello di allora. Con l’Aspro che sponsorizzava il Giro d’Italia e il Tour de France collaborò per ben 21 anni, diventando direttore del parco macchine che seguiva i ciclisti in tutti i giri a tappe più famosi d’Europa. Ora Virgilio Burzi all’età di 84 anni può godersi la pensione nella sua casa di Madonna dei Fornelli tra le tante foto autografe dei ciclisti di allora, con una lucidità e una forma fisica davvero invidiabile. Infatti i suoi ex commilitoni lo invitano ancora alle riunioni dei veterani negli States. Quando gli si chiede cosa pensa della guerra, Burzi afferma senza incertezze che è la peggiore disgrazia che possa accadere all’umanità. Degli alleati ricorda bene il detestabile comportamento degli altezzosi ufficiali inglesi che disprezzavano i soldati delle loro colonie e sfottevano gli americani per l’abbigliamento trasandato:Dopo 50 giorni di fronte ci concedevano 10 giorni di riposo nelle retrovie-dice Burzi- e quando arrivammo in licenza a Livorno dove c’erano anche gli inglesi, tutte le sere ci pestavamo a sangue con loro. Gli inglesi detestavano gli americani e Burzi ricorda bene quando gli impettiti ufficiali britannici passeggiando sul marciapiede allontanavano i Red Bulls con il frustino perché gli si concedesse il passaggio:Noi ci toglievamo il cinturone ce lo arrotolavamo nella mano dalla parte della fibbia è giù botte a quegli stronzi! Prima che la Military Police ci fermasse ne abbiamo mandati parecchi all’ospedale. In Italia durante il secondo conflitto mondiale era in voga un detto: Che Dio stramaledica gli inglesi! Ebbene, non presentatevi dal sig. Burzi con l’accento della “perfida Albione”: quando era in licenza assieme ai suoi Red Bulls ne mandava parecchi all’ospedale dopo risse furiose e tutt’ora non sembra aver cambiato idea…
Claudio Evangelisti
Scritti di Claudio Evangelisti
Titolo: LINEA GOTICA 1944 SECONDA PARTE (2012-12-23)
APPENNINO 1944
SECONDA PARTE
IL SOLDATO BURZI,UN MONTANARO DECORATO DAGLI U.S.A.
Il film sulla straordinaria vita di Virgilio Burzi prosegue con la sua testimonianza all’indomani della liberazione di Bologna: Da Bologna il reggimento proseguì in direzione di Milano dove vi furono altri combattimenti contro le retroguardie tedesche a Reggio Emilia e a Parma, giunti a Vercelli arrivò la notizia che la guerra era finita! La 34° divisione americana venne così schierata a Colle di Tenda poiché i Gollisti volevano annettersi parte del territorio italiano ma la controversia venne risolta e quindi furono spostati a Berlino. Nella capitale del Reich invasa dai Russi chi andava in libera uscita era obbligato ad uscire con almeno tre commilitoni disarmati:Ma io non mi fidavo -continua Burzi- e mi presi dietro la pistola. Una sera ero insieme ad un sergente e sulla strada c’era un russo ubriaco fradicio che sparava raffiche a tutti quelli che passavano, il sergente mi prese la pistola per difendersi e sparò al russo uccidendolo. Poi per evitare il processo internazionale e la galera fummo trasferiti alla 85°divisione di stanza in Austria e quando il mio reggimento si spostò a Tarvisio tornai in forza alla 34° divisione. Sulla linea di confine con la Jugoslavia gli americani avevano il compito di difendere il territorio di Trieste dalle mire dei partigiani di Tito. Gli americani pagarono cara quell’esperienza poichè più di una volta furono vittime degli agguati dei comunisti titini: Capitava molto spesso che gli slavi tendessero imboscate ai portaordini in motocicletta e alla pattuglie sulle jeep tirando un’invisibile filo di ferro sulla strada all’altezza della gola, perciò molti americani vennero tragicamente uccisi o feriti in questo modo. Burzi rimase in forza all’esercito americano per 6 anni fino al 1949 e quando era già stato promosso Sergente Maggiore fece l’errore di congedarsi. Avrebbe potuto godere di molti privilegi, era stato decorato per l’ottima condotta riportata sui campi di battaglia e aveva diritto alla cittadinanza americana, ma per effetto del tanto denaro che era riuscito ad inviare a casa, il padre Gino Burzi di ritorno dai lavoro forzati in Germania, era riuscito ad avviare un’importante commercio di legname e carbone a Bologna:I 110 dollari di paga li convertivo alla borsa nera con 7000 lire italiane che all’epoca erano una cifra enorme e a me che avevo vitto e alloggio già pagato, bastava rivendere le stecche di sigarette che l’esercito mi regalava per avere quel che mi bastava. Mio padre mi disse che aveva bisogno di me per ampliare l’azienda e mi allettò dicendomi che c’era un’Alfa nuova fiammante che mi aspettava nel garage dell’appartamento di via Rialto a Bologna. Per l’ex Sergente Maggiore degli U.S.A. i primi tempi a Bologna furono splendidi, i Burzi possedevano un grande magazzino vicino al Tribunale con due autocarri Isotta Fraschini per la consegna del legname e inoltre godevano della bella vista su piazza Galvani dal loro ufficio sopra il Pavaglione. Ma da qui in poi il racconto assume i contorni di una fiction televisiva; ecco come Burzi ne racconta l'inizio:Un bel giorno capitò in ufficio una bella signora che non avevo mai visto, disse che era stata l’amante di mio padre e sventolandomi un mazzo di cambiali in bianco firmate da mio padre mi comunicò che suo zio era un avvocato e tutto quello che era nostro era già passato nelle loro mani. Mi precipitai a prendere il mio “Alfone” ma anche quello era già stato confiscato, visto che era intestato alla ditta…. Come si può immaginare i rapporti con il padre che nel frattempo si era trasferito a Prato non furono dei più cordiali e per fortuna che l’amareggiato Virgilio trovò da lavorare come commesso presso un’azienda concorrente. Destino volle che un’amico di Burzi venne a riferirgli che un’importante multinazionale francese aveva bisogno di una persona che parlasse bene l’inglese. L’azienda in questione era l’Aspro quella famosa aspirina resa celebre dai Carosello di allora. Con l’Aspro che sponsorizzava il Giro d’Italia e il Tour de France collaborò per ben 21 anni, diventando direttore del parco macchine che seguiva i ciclisti in tutti i giri a tappe più famosi d’Europa. Ora Virgilio Burzi all’età di 84 anni può godersi la pensione nella sua casa di Madonna dei Fornelli tra le tante foto autografe dei ciclisti di allora, con una lucidità e una forma fisica davvero invidiabile. Infatti i suoi ex commilitoni lo invitano ancora alle riunioni dei veterani negli States. Quando gli si chiede cosa pensa della guerra, Burzi afferma senza incertezze che è la peggiore disgrazia che possa accadere all’umanità. Degli alleati ricorda bene il detestabile comportamento degli altezzosi ufficiali inglesi che disprezzavano i soldati delle loro colonie e sfottevano gli americani per l’abbigliamento trasandato:Dopo 50 giorni di fronte ci concedevano 10 giorni di riposo nelle retrovie-dice Burzi- e quando arrivammo in licenza a Livorno dove c’erano anche gli inglesi, tutte le sere ci pestavamo a sangue con loro. Gli inglesi detestavano gli americani e Burzi ricorda bene quando gli impettiti ufficiali britannici passeggiando sul marciapiede allontanavano i Red Bulls con il frustino perché gli si concedesse il passaggio:Noi ci toglievamo il cinturone ce lo arrotolavamo nella mano dalla parte della fibbia è giù botte a quegli stronzi! Prima che la Military Police ci fermasse ne abbiamo mandati parecchi all’ospedale. In Italia durante il secondo conflitto mondiale era in voga un detto: Che Dio stramaledica gli inglesi! Ebbene, non presentatevi dal sig. Burzi con l’accento della “perfida Albione”: quando era in licenza assieme ai suoi Red Bulls ne mandava parecchi all’ospedale dopo risse furiose e tutt’ora non sembra aver cambiato idea…
Claudio Evangelisti