J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
Dopo
quasi due secoli tornano gli ulivi sulle colline di Sasso
Marconi Il rilancio della coltivazione dell'ulivo sulle colline a sud di Bologna rappresenta unimportante risorsa per l'agricoltura locale che, pur essendo per lo più concentrata in piccoli appezzamenti di terreno, si avvia verso una diversificazione produttiva in grado di favorire il recupero agricolo di parte del territorio e l'incremento del reddito degli agricoltori. L'ulivo rappresenta una coltura che fino a due secoli fa era parte integrante del paesaggio, come testimoniano oliveti ultracentenari presenti in alcune località della provincia. La presenza dell'ulivo all'interno del territorio bolognese risale infatti al 1700, quando numerosi erano gli esemplari della pregiata pianta, alcuni dei quali addirittura secolari. Di lì a poco, tuttavia, una forte gelata indusse i contadini a cessare la coltivazione dell'ulivo, che lasciò alle piantagioni di grano; di conseguenza il grasso vegetale venne abbandonato a favore di quello animale. A distanza di quasi due secoli, gli uliveti sono tornati a caratterizzare il paesaggio agricolo sassese: dietro questa ripresa dell'olivicoltura, culminata la produzione (nel 2002) del primo olio nostrano, c'è anche l'intervento dellAmministrazione Comunale di Sasso Marconi che, affiancandosi alle aziende che ne hanno regolarmente attivato la piantumazione, dal '97 ad oggi ha contribuito per circa 35.000,00 € allacquisto di oltre 10000 piante di ulivo regolarmente certificate. Il Comune è inoltre tra i trenta soci fondatori che nel 2003 hanno dato vita al Consorzio degli Olivicoltori dei Colli Bolognesi, che comprende anche la Comunità Montana Cinque Valli Bolognesi, aziende e produttori di Sasso Marconi e di altri Comuni della provincia. Nato con lobiettivo di promuovere iniziative (studi, ricerche, convegni ecc.) capaci di valorizzare lolio dei Colli Bolognesi e di favorirne il consumo, il Consorzio si propone come punto di riferimento per i coltivatori, fornendo indicazioni finalizzate a regolamentare e migliorare gli standard qualitativi della produzione, certificare i prodotti di qualità (attraverso il rilascio di un marchio registrato) e vigilare sulla loro produzione e commercializzazione. Lobiettivo è ora quello di favorire lincremento della produzione: a causa dell'esiguo quantitativo, infatti, lolio di Sasso non può ancora essere commercializzato. Un primo assaggio è stato comunque possibile durante le ultime edizioni della Fìra di Sdaz e di Tartufesta ed ha evidenziato come gli standard qualitativi raggiunti dal prodotto siano più che soddisfacenti. Unulteriore conferma è arrivata dal CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) di Bologna, che ha rilasciato allolio nostrano una speciale certificazione di qualità. Anche il Sindaco Marilena Fabbri, tra i pochi e privilegiati assaggiatori dellolio di Sasso, ha apprezzato la qualità delle spremiture: il primo cittadino di Sasso Marconi si è detta entusiasta del risultato ottenuto e fiduciosa sulla crescita produttiva nel settore, che schiuderebbe tra laltro le porte al riutilizzo di terreni attualmente abbandonati, con i conseguenti vantaggi di una maggior cura del paesaggio e del territorio, e contribuendo così allindotto turistico e produttivo di Sasso Marconi.
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